Quale differenza esiste tra versificazione e poesia? E qual è la struttura portante della poesia? Su questi temi si è articolata la relazione del prof. Zino Pecoraro per i soci dell’AUSER nell’ambito dell’attività della Libera Università Agrigentina (LUA), presieduta dal Dottor Giuseppe Di Betta. La versificazione, alla quale si sottomettono in tanti, è semplicemente uno scrivere in versi, più o meno conclusi, senza particolari pretese di innalzare il livello strutturale del testo. La poesia, invece, secondo la calzante definizione del prof. Pietro Beltrami, autore di un pregevole testo “La metrica italiana”, comprende nello stesso tempo l’aspetto formale del linguaggio, ma soprattutto “il contenuto” che, unito alla forma, costituisce l’arco portante della poesia. A questo proposito, il Prof. Pecoraro ha proposto un excursus sulla metrica a partire dalla poesia greca per pervenire, attraverso l’esperienza della metrica latina, a quella italiana, che di fatto ha trasformato la metrica latina di carattere quantitativo in quella italiana di carattere accentuativo. Un aspetto centrale è stato quello del riferimento alle tradizionali strutture della metrica italiana: verso, strofe, rima. L’excursus ha poi toccato l’evoluzione della poesia italiana dalle forme tradizionali a quelle evolute e in sintonia con le esperienze maturate nella poesia francese. Sono stati citati due documenti significativi che segnano la modifica sostanziale del “fare poesia”: “La perdita dell’aureola” di Baudelaire e “La lettera del veggente” di Rimbaud. Questi due testi segnano una sostanziale apertura di orizzonte nuovo e producono l’idea stessa della ricerca artistica come “Avanguardia”. Il relatore, poi, si è soffermato sugli esiti della produzione poetica italiana nella prima metà del Novecento con riferimenti ai maggiori poeti che hanno svolto la loro attività in questo contesto. La parte conclusiva ha visto un’analisi di un interrogativo fondamentale se in tempi orrendi come quello che stiamo vivendo, nel quale la vita umana non viene considerata, sia possibile educare attraverso la poesia. Il relatore ha citato la frase di Adorno, secondo il quale dopo la Shoa non ci può essere poesia o teologia. La frase di Adorno può essere attualizzata a proposito dell’orrore quotidiano di Gaza.

