Ven. Nov 28th, 2025

Il “vedovo” Ghini illumina il Pirandello

(di Francesco Principato-fotogallery di Diego Romeo)–Portare sulle scene teatrale un film non è mai usuale, di solito succede al contrario. E’ anche molto difficoltoso e per questo abbiamo visto Il vedovo, in scena al teatro Pirandello, prestando molta attenzione al testo e alle soluzioni tecniche dei cambi di ambientazioni. Non che avessimo dubbi della bontà dell’adattamento, perché a mettere mano alla trasposizione del celebre film di Dino Risi sono stati Gianni Clementi e Ennio Coltorti: il primo apprezzato e prolifico autore (fra cui i successi L’ebreo e  Ladro di razza) e l’altro attore e regista di lungo corso (precedente regista della commedia). A proposito c’è da dire subito che in questa nuova tournée la direzione è stata assunta dallo stesso protagonista Massimo Ghini che poco ha cambiato dell’impostazione originale della commedia.

Le brame di arrivismo e ricchezza generano cattivi progetti

Il Vedovo in fin dei conti è l’aspirazione di Alberto Nardi – Massimo Ghini, un anelante industriale che si barcamena fra pessimi affari e ambizioni di rivincita, fra brevetti imperfetti e creditori approfittatori, fra debiti e sogni di affermazione; un imprenditore megalomane senza mezzi che si pone con supponenza e arroganza ma che non riesce a nascondere la sua incapacità al punto da suscitare quasi compassione nella sua corsa verso il fallimento.  Unico suo “punto forte” è la ricca moglie Elvira Ceccarelli – Galatea Ranzi, una donna che dopo anni non riesce a spiegarsi come abbia mai potuto sposare il suo “cretinetti”, l’appellativo con cui si rivolge al marito per abitudine denigratoria. Di conseguenza non è solo per i soldi che Alberto Nardi matura la decisione di diventare vedovo.

La commedia italiana in versione humor nero

La versione teatrale vista oggi al teatro di Agrigento ha mantenuto la fedeltà all’originale cinematografico e l’interpretazione di Massimo Ghini è stata encomiabile perché l’attore non si è adagiato sulla versione data sullo schermo da Alberto Sordi. Bensì ha fatto proprio il ruolo e invece di mirare sulla comicità del caratterista ha puntato sulla capacità empatica del personaggio che, seppur   arrogante e arrivista, si rende attraente sia quando sopporta le umiliazioni della moglie, sia quando si adopera per rabberciare la sua disastrata situazione economica e sia quando illustra il suo piano per raggiungere la vedovanza. Massimo Ghini sta soprattutto attento a non scadere nella macchietta, anche a rischio di una risata in meno e di una riflessone in più.

Un cast di buon livello e i debutti dei figli d’arte

Ma non è solo per la bravura di Massimo Ghini se lo spettacolo visto ieri ha riscosso applausi ad ogni pausa del buio-cambioscena. Accanto al protagonista e alla già citata Galatea Ranzi (che solo per un attimo ci ha ricordato Franca Valeri per poi dare sfoggio della sua capacità), va citato un ottimo Pierluigi Misasi, stereotipo molto credibile dell’industriale milanese; va segnalato un perfetto Luca Scapparone nei panni del ragioniere/complice dell’imprenditore e ottima ed espressiva spalla per  Ghini; la giovane Giulia Piermarini nei panni dell’amante di Alberto; Tony Rucco nei panni di un investitore molto interessato alle donne. E poi ci sono i due figli d’arte che in questa commedia hanno recitato accanto al padre: Leonardo Ghini e Diego Sebastian Misasi nei rispettivi ruoli del nipote coatto dell’industriale e dell’inventore aziendale che cura la produzione degli ascensori che… cadono.

Il femminicidio resta lontano dalla commedia

Se l’ambizione di diventare vedovo e ricco che frulla nella testa del protagonista potrebbe sembrare fuori luogo in un periodo di efferati delitti e quasi nella ricorrenza della giornata dedicata alle donne vittime di femmincidio,  il modo di affrontare l’argomento che hanno espresso sia gli autori della sceneggiatura teatrale e sia il regista e protagonista di questa Il vedovo, non fanno mai pensare al terribile realismo della finzione cinematografica/teatrale. E forse è proprio questo il merito di questa commedia: si scherza sulla scena e si ride in platea della piccolezza dell’uomo, mai della donna vittima individuata. E’ teatro e non cronaca.

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *