(di Salvatore Petrotto)—Uno dei principali problemi riguardanti la vergognosa gestione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento è costituito dal fatto che SICILACQUE, la società mista partecipata dalla Regione Siciliana per il 30%, impone l’acquisto dell’acqua ai vari gestori che rifornisce in giro per la Sicilia, ad un prezzo di 70 centesimi più IVA al metro cubo.
Acqua che prima della sua parziale privatizzazione da parte della Regione Siciliana, nel 2004, per favorire delle lobby private, non costava quasi nulla, perché il buon Dio, com’è noto a tutti, ce la fa piovere dal cielo; mentre quando ancora esisteva la cura degli interessi pubblici, grazie a fondi pubblici, sono stati realizzati invasi artificiali, condotte ed impianti di adduzione che, proprio nel 2004, assieme all’acqua pubblica, sono stati regalati a SICILACQUE che oggi, nell’Agrigentino, ci sta assetando e strangolando di debiti.
A questo bisogna aggiungere che più del 50% dell’acqua che AICA compra da SICILACQUE si perde a causa di reti idriche che sono tutte quante un colabrodo. Reti la cui riparazione e rifacimento dovrebbero essere curati utilizzando quei copiosi fondi europei che proprio la Regione Siciliana non riesce a spendere, per incapacità e per le solite indicibili ed indegne pratiche clientelari.
Non comprendo, a questo punto, l’atteggiamento del presidente Schifani. Ha capito perché AICA ha accumulato oltre 20 milioni di euro di debiti in 4 anni?
Quando si dice che la Regione Siciliana non c’entra niente con la gestione fallimentare dell’acqua nell’Agrigentino si dice una grande inesattezza: basta ricordare ciò che è successo l’estate scorsa, quando il Presidente della Regione Siciliana si è caracollato a Porto Empedocle a farsi bello, andando ad inaugurare un dissalatore mobile.
Dissalatore che avrebbe dovuto consentire la distribuzione di acqua dissalata, con costi ovviamente quadruplicati rispetto all’acqua attinta dalle sorgenti, dagli invasi o dai pozzi. L’installazione e la gestione di questo e di altri due dissalatori è stata affidata a SICILACQUE, la su citata società compartecipata dalla Regione Siciliana. Il costo di questo e di altri due dissalatori, giova ricordarlo, è stato di 100 milioni di euro, a cui bisogna aggiungere ulteriori costosissime spese di gestione.
Perché non lasciare libere le società che gestiscono il servizio idrico di potere attingere alle numerose fonti di approvvigionamento che esistono nei nostri territori? Chi ha la competenza nel rilasciare le concessioni per emungere l’acqua dei pozzi e delle sorgenti? Ma naturalmente la Regione Siciliana.
Regione che asseta e riempie di debiti i Siciliani, impedendo loro di gestire autonomamente le proprie risorse idriche. Il tutto avviene per incapacità della macchina burocratico-amministrativa, ponendo in essere anche delle attività che poco hanno a vedere con la corretta ed agile gestione delle risorse idriche e finanziarie.
Insomma, giocare sempre a scarica barile, sia con la gestione dell’acqua che con la gestione dei rifiuti, non funziona più. Ormai il re è nudo!
Salvatore Petrotto
Salvatore Petrotto, 62 anni, sposato e padre di tre figli, giornalista pubblicista e docente di italiano e storia presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Statale ‘Enrico Fermi’ di Racalmuto.
È stato per 13 anni sindaco di Racalmuto
dove, attualmente, ricopre la carica di consigliere comunale.
Ha iniziato la sua carriera politica tra le fila della Rete.
Dopo lo scioglimento del movimento di Leoluca Orlando è stato tra i fondatori di Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.


