Sab. Nov 15th, 2025

“GIRGENTI MY LIVE: ANNO 2012”  TRATTO DAL LIBRO “METAVERSI APOCRIFI”  DI GIUSEPPINA IACONO BALDANZA CARLO SALADINO EDITORE

Gli unici ad avere le idee chiare sono gli ultra settantenni: in estate il fr e che nei centri commerciali non costano. Perciò se ne strafottono se quel luogo viene definito “luogo” per alcuni e “non luogo” per altri. Seduti in panchina, guardano senza vedere e percorrono, senza esserci, l’ultimo tratto di strada che porta a Bonamorone.  Ma la gente non ha tempo per porsi domande e viene addosso come massi, con le mani piene di pacchi, il cui unico rammarico è di averne due. Attaccato al lembo del vestito, il bambino piange. Chiedi “si sente male?” ti penti della domanda. La mamma, sopraffatta da sacchetti e borse, ti guarda con occhi biechi “Vuole andare a fare il giretto sul cavallino”. Alzi lo sguardo e ti accorgi che bisogna salire al piano di sopra. Senti addosso la fatica degli altri, mentre, imprigionata tra le dita, trascini una busta con un paio di scarpe bianche da jogging. Ma tu non vai mai a correre!

Capisci che il cervello è andato in tilt! Cerchi disperatamente una sedia. Da lontano scorgi il bar e, dopo l’attesa per ordinare la consumazione, ti siedi al tavolo per dare refrigerio alla testa e ai piedi; sorseggi il caffè e perdi il momento culminante del gusto, per la gran voglia di accendere la sigaretta. Ma al chiuso non si fuma! Cerchi di trovare l’uscita. Segui le freccette e arrivi alla scala che porta al piano terra. Nel tragitto succhi con avidità boccate di fumo e porti addosso l’incontro di sguardi fugaci, senza il ricordo di nessuno, contagiata dall’indifferenza. Tutto è animato nell’ anonimato! Arrivano da ogni parte della provincia in cerca dell’eldorado. Esci fuori e ti siedi sul muretto, avvolta dal tepore del sole. Aria buona e dolci nostalgie! Ripercorri con la mente il corso principale della città, dove sei cresciuta, con occhi umidi, e lo rivedi da adolescente: cortesia, umanità, incontri, amori, affari, chiacchierate e lunghe passeggiate, sotto un cielo stellato la serae pieno di luce di giorno. Quel luogo era un groviglio di tutto, fosse lo struscio delle scarpe, il sottofondo di un vinile o di mani che alle tue spalle bendavano gli occhi “indovina” ti dicevano, e dal suono ne riconoscevi la voce.

Vite semplici e sogni ambiziosi! Sprizzi ancora di gioia per l’acquisto di un semplice maglioncino e, nei ricordi, trovi come musica lo strofinio della carta, ripiegata dalla commessa con maestria, per aggiungere, in ultimo, il nastrino colorato, arricciato con un solo tocco di forbice; e mentre ti dice “è morbido, lo indosserai con piacere”, ti arrivava una voglia matta di farti toccare la pelle con la stessa brama degli innamorati al primo appuntamento. Ti pizzicano ancora le narici per lespezie delle erboristerie, l’odore di crema delle pasticcerie, l’aroma del caffè che si faceva l’argo in ogni dove, complice il lieve soffio di Zefiro. I tavolinetti con tovagliette rosse a quadri dei bar, sotto larghe foglie di ficus e fiori bianchi di pomelia, ti lasciavano annusare il paradiso!

Un concentrato di profumi e suoni che porterai addosso sempre.

Oggi, andare al centro storico, è come farsi del male. Si ha la vaga sensazione di un palcoscenico a luci spente: senza recita, senza magia. I negozi, vuoti e impolverati con gli striscioni dietro le vetrate “SI AFFITTA o SI VENDE”, sono quasi tutti chiusi. La città è stata spogliata del suo salotto naturale, distruggendo una realtà commerciale, senza essercene resi conto: una città formatasi dalla stratificazione di culture inclusive, oggi si sedimenta nella trascuratezza di un falso intellettuale incapace di esprimere il nuovo nel nuovo che avanza. Il nuovo si trova in “VIA FOSSE ARDEATINE”. Manca la voce dei nostri giovani, ormai altrove, nell’indifferenza di chi questa città non governa. I volti dalla pelle nera di altri giovani, venuti chissà da dove, danno il calore di ripopolamento e un motivo di esistenza al vuoto delle case. Poco o niente sanno della terra che li accoglie. Il passato è “qui e ora”.

Mi conforta sapere che il signor Messina è ancora lì, ogni mattina, ad alzare la serranda con i suoi “PREZZI FISSI

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