Prefazione di Ugo De Vita
Tentazione “di poema”, la raccolta poetica Narrazioni di Vincenzo Arnone è espressione di un sistema ritmico metrico in filigrana, ricercato e colto. Memoria del genere letterario della “ visione”, è questa di Arnone da Dante a Blake, al Caproni delle “Stanze della funicolare”.
Con il tema novecentesco del paesaggio, in cui ombra e luce al ricordo confondono, e la nitidezza della memoria tuttavia evoca incontri e luoghi, come nella lirica, che è mirabile incipit della silloge in cui si animano e tornano in Lungarno Ferrucci, accanto all’autore, Orazio Costa e Mario Luzi.
Una passeggiata, questa di Arnone, che riporta a “ loci” virgiliani e danteschi e si perpetua in itinere. E allora noi abbacinati dalle luci dell’alba dal borgo e dalla città, siamo innanzi a volti rugosi fini alle saline di Salina e il passato e il villaggio si mescolano a visioni recenti con la Chiesa dell’Autostrada e ancora la bella Fiorenza di tabernacoli e mercati.
Magnifica appare Firenze, e di raccolta bellezza, di quel “ sempre” che va cercato in luogo dantenascita, qui la parola poetica di Arnone si declina a mirabili figure di senso e compie miracolo e il “ podestà fanciullo”, apre lo spirito allo scherzo, facendo pensare ai versi modernissimi di Zeichen.
Credo si possa dire che questa voce di sacerdote e poeta sia “canto del credente” senza più dubbio sulla futura sorte, oscillante favilla nel disfacimento del nostro quotidiano. Non aggrappandosi ad alcuna “consolatio”, vibrando al verso Arnone consegna la visone come “ferita dell’anima”, più che occhio non rinunciando alla speranza, poiché come ci sussurra, non è mai l’ora, in preda alla paura, di “ chiudere” il nostro cuore.
Narrazione II (da Narrazioni)
Viaggiamo sul treno
una sera d’autunno
attraversando sagome di paesi e casali
tra Palermo e Agrigento.
Il leggero rumore dell’acqua
accompagna
il silenzio e il dormiveglia
di viaggiatori abbandonati.
Mi narro me stesso
legato alle ombre di figure
vaganti,
dentro una cornice
di nomi, parole e sembianze poetiche.
Ci fanno compagnia
nel viaggio veloce, ma sempre lento,
il niente, il tutto, il sogno,
legati a brandelli di vita,
a Comitini come a Domodossola.
Poi silenzio, silenzio notturno,
nero, sperduto tra i campi:
Sciara-Aliminusa, Montemaggiore- Belsito,
Roccapalumba, Lercara,
Castronovo di Sicilia,
Cammarata , San Giovanni Gemini:
“ appollaiata sulla cima
d’una ripidissima montagna
come un falco
cui hanno mozzato le ali.”
il fischio veloce
d’un capostazione infreddolito.
Poi Campofranco, Comitini, Caldare
e l’ultimo tratto veloce:
come dire: arriviamo, arriviamo.
Mi narro la storia di me,
degli altri, assonnati e annoiati:
il mio corpo, il mio volto,
il silenzio e le borse,
le scatole, gli ombrelli
che si accompagnano a noi.
Storie di paese,
stampate sui volti.
(17 dicembre 2024)
VINCENZO ARNONE, autore dei “Dialoghi sulla montagna”, (rappresentato al Teatro Andromeda) sacerdote-scrittore di Favara, ha pubblicato varie opere di carattere religioso, letterario, saggistico, teatrale.
Segnaliamo: Bibbia Letteratura, Il vegliardo di Patmos, La leggenda del raccontatore errante, La saga dei Tomasi, Come Dio si muove sul palcoscenico, Dio è morto ?
Ha organizzato a Firenze 10 Convegni di scrittori di ispirazione cristiana su tematiche religiose, letterarie e artistiche di grande attualità.
I suoi testi teatrali sono stati messi in scena in varie città d’Italia; vanno segnalati in modo particolare quelli rappresentati in Palazzo Vecchio di Firenze su Savonarola, Michelangelo , Leonardo da Vinci , nella chiesa di San Nicola ad Agrigento, nel Teatro Andromeda di Santo Stefano Quisquina