Il mio racconto “AGOSTINO E MONICA, SANTI CONFLITTUALI”:
di Gaetano Gaziano
«Mamma, perdonami se te lo dico, non puoi ossessionarmi con la tua presenza!» Agostino d’Ippona si sfoga così con la madre Monica nel loro incontro a Milano nell’anno del Signore 385.
«Perché mi dici queste cattiverie, Agostino? Mi fanno molto male!»
«Mamma, so bene che tu lo fai per amore, ma ti ricordo che ho trentun anni e posso fare da solo! Io mi trovo benissimo qui a Milano dove mi hanno pure affidato la cattedra di retorica.»
«Ma come puoi rimproverarmi di assillarti con la mia presenza se è da due anni che non ci vediamo, da quando sei partito dalla Numidia per venire a Milano?»
«E’ vero, ma se non ti avessi lasciata a Cartagine con uno stratagemma, tu mi avresti seguito e a me non faceva molto piacere.»
«Con quella tua trovata mi hai procurato un dolore immenso. Sono stata a piangere un giorno intero e una notte sulla tomba di San Cipriano.»
«Perdonami, mamma. Ma sentivo il bisogno di staccare con il passato e di intraprendere una mia vita autonoma. La tua non era esattamente una presenza discreta.»
«Ti ricordo che il dovere di una madre è quello di vigilare a che i figli crescano sani fisicamente ma soprattutto eticamente.»
«D’accordo, mamma! Ma non credo di averti dato particolari motivi di preoccupazione per ciò che riguarda la mia condotta morale.»
«Non si può certamente affermare che eri messo sulla buona strada. Ti ricordo la birbacciata del furto delle pere.»
«Mamma, sempre a rimproverarmi ‘sto furto delle pere. Si è trattato della bravata di un ragazzino appena sedicenne che ha voluto provare, con alcuni coetanei, il gusto della trasgressione ma di cui mi sono abbondantemente pentito.»
«Ma questo è il meno!»
«Cos’altro mi rimproveri, mamma?»
«Be’, da quindici anni vivi con una concubina.»
«Guarda che Corinna* è la mia compagna. Viviamo onestamente, mi ha dato anche la gioia di essere padre di uno splendido bambino che abbiamo chiamato Adeodato, dono di Dio.»
«Ma tu devi vivere cristianamente e, come ogni buon cristiano, devi aspirare alla santità. E il tuo non mi sembra il percorso giusto!»
«Mamma, magari tu sarai fatta santa. Io non ho di queste aspirazioni: per me è importante vivere nel rispetto delle leggi dello Stato romano e dei precetti morali che mi detta la coscienza.»
«Non basta! Ti invito, anzi ti supplico di battezzarti.»
«Te lo ripeto, mamma: per me è regola esistenziale imprescindibile comportasi correttamente. Per fare ciò il battesimo non è necessario!»
«Che dici mai, figlio mio? Con il battesimo si riceve la grazia di essere purificati dal peccato originale. Ti consiglio di parlarne con Ambrogio, il vescovo di Milano.»
Agostino aderì all’invito della madre a incontrare Ambrogio, con qualche riluttanza però. Non aveva un buon rapporto con lui. Al suo arrivo a Milano gli era stata affidata da Quinto Aurelio Simmaco, praefectus urbi, la cattedra di retorica proprio al fine di contrastare la fama e il carisma del vescovo che non era ben visto nelle alte sfere imperiali.
Pertanto, si recò abbastanza scettico all’incontro con il vescovo.
«Benvenuto, caro Agostino, era da molto che aspettavo questo incontro con te» Ambrogio lo accoglie con un largo e disarmante sorriso nella sede vescovile.
Agostino, sorpreso dal fare inaspettatamente cordiale del vescovo, deve ammettere: «Anche a me fa piacere incontrarti.»
«Tua madre mi ha espresso la sua viva preoccupazione per la tua indecisione ad abbracciare la religione cristiana e ad essere battezzato.»
«Vedi, caro Ambrogio, sono tormentato dalla ricerca continua della verità e delle ragioni della nostra esistenza. Mi sono a lungo interrogato. Ho studiato filosofia, astronomia, medicina, mi sono confrontato con studiosi autorevoli di queste discipline, ma non sono soddisfatto dell’esito di questi confronti. I miei dubbi permangono sempre e non credo che la religione cristiana possa aiutarmi a dissiparli perché si fonda su dogmi di fede e non su basi razionali.»
«Caro Agostino, potrai studiare interi trattati di filosofia, seguire le teorie dei neoplatonici che oggi vanno tanto di moda ma non arriverai mai alla verità!»
«Perché, Ambrogio?»
«Perché, mio caro, non è l’uomo a trovare la verità, ma deve lasciare che sia la verità a trovare lui. La verità è una persona: è Gesù Cristo, il figlio di Dio!»
Agostino è incantato dalle parole semplici ma intense ed incisive del vescovo e ne resta commosso e coinvolto.
Dopo qualche giorno di riflessione e di sofferta meditazione, torna dalla madre: «Mamma, ho avuto un lungo e proficuo colloquio con il vescovo Ambrogio. E’ un sant’uomo. Mi ha convinto. Mi ha pure concesso l’onore di battezzarmi personalmente. Oggi sono un nuovo catecumeno della Chiesa cristiana anche se sono un po’ triste.»
«Perché mai, Agostino?»
«Corinna ha deciso di tornare in Numidia.»
Corinna lasciò Milano, promettendo che sarebbe tornata. Ma non fece mai più ritorno.
Non si può escludere che dietro la sua decisione ci sia stato un “miracoloso” intervento della madre Monica, all’insaputa di Agostino.
* Il nome Corinna è di fantasia, perché Sant’Agostino, pur parlando della sua compagna nelle Confessioni, non la nomina mai.

(Nelle immagini Sant’Agostino e Santa Monica)







