Dedica del disco- Questa è la musica dei grandi spazi, degli orizzonti infiniti, che vive in un mondo senza confini, ribadisce l’illegalità di tutte le guerre e afferma i concetti di Amore per la libertà, per la pace, per l’accoglienza, per la non violenza, per i diritti civili, per la democrazia che lo stesso Empedocle, uno dei più grandi filosofi della storia, nato ad Akràgas (Agrigento), praticava e sui quali fondava la sua filosofia e la sua vita. Il malaffare, la slealtà, la crudeltà e il falso dio denaro, continueranno sempre ad opporsi miseramente con ogni mezzo malsano, ma potranno soltanto rallentare, senza riuscire a scalfire il grande disegno del Creatore. A tutti i popoli che hanno lottato, lottano e lotteranno per la loro libertà e per affermare un mondo in cui la fratellanza, il rispetto e l’aiuto reciproco, sono l’unica possibile pratica, affinché possa esserci un futuro per l’umanità.(Filippo Portera)
L’autenticità dell’esistenza espressa in musica
di Renzo Cresti
Il grande filosofo e musicologo Th. W. Adorno metteva l’autenticità fra i caratteri fondamentali di un’opera d’arte, oggi, in epoca di pezzi e pezzettini scritti al computer, basati su algoritmi e su effetti effimeri, l’autenticità è ancor più un tratto caratterizzante il lavoro artistico. Filippo Portera è un musicista autentico e
proprio per questo credibile e autorevole, di grande esperienza e maestria, dalla comunicazione genuina che arriva all’ascolto in modo diretto, avvolgente e seducente.
Oggi si fa un gran parlare di comunicazione, si va alla ricerca di una trasmissione di idee e fatti immediata, ma la comunicazione è comunque dispersa in mille strade e viottoli che creano un intreccio entropico, nel quale la comunicazione è virtuale, impalpabile, per il motivo che non si fonda sul contatto diretto, sulla partecipazione attiva e umana: sono questi gli anni della ridondanza condivisa, in maniera eterea, leggera, vaga. Siamo dentro l’occhio del ciclone, sentiamo un turbinio di parole e di suoni, vediamo milioni di immagini, ma nulla ci tocca veramente e proviamo sempre meno sentimenti autentici. Più le parole vengono ripetute, i suoni moltiplicati e le immagini ingrandite e più aumenta la nostra solitudine. Così, altro non possiamo fare che abitare la distanza da una comunicazione che non comunica, da un’espressione programmata, dalla leggerezza dell’essere e dalla pesantezza del pensiero forte e burocratico. Portera ha sempre abitato la distanza dall’omologazione imperante, rischiando la solitudine, non tanto come musicista, molte sono le sue collaborazioni con esecutori italiani e internazionali e molti i progetti realizzati, ma come
uomo, legandosi a una filosofia esistenzialistica che esige spazi di indipendenza e autogoverno. In copertina del cd è ripostata la frase di Empedocle “È bello essere digiuni di malvagità”, un chiaro messaggio di allontanamento dalla disumanità del mondo (della musica). Portera coltiva il suo spazio psichico e ha bisogno dei tempi lunghi della meditazione, per dar agio alla propria interiorità disvilupparsi e alle proprie idee musicali di prendere forma, tematizzando la propria lontananza dalle mode e il proprio stare nel lato d’ombra rispetto alla luce artificiale delle alienate e a volte drammatiche vanità del mondo (musicale). Un trattenersi in uno stato quasi di cattività che non solo è denuncia, ma è pure risposta. Lontano dalla fast kultur, per rimanere in attesa del ‘suono giusto’ (direbbe Monteverdi), “metà uccello, metà metafisico”, come scrive Nietzsche nei Frammenti postumi, aspettando la scintilla dell’ispirazione e facendosi vaso per raccoglierla.
Questo lavoro è in solitaria. Portera suona il flauto traverso, il flausofono, i sax soprano, alto, baritono e il clarinetto basso, e lavora con l’electronics. Li suona tutti benissimo traendo da ogni strumento sonorità di
grande pregio e profondamente sentite, presagendo fin da subito il sound complessivo. È musica scritta, molto strutturata, ricca di colori e sfumature dinamiche, sempre alla ricerca del canto, infatti, la melodia emerge con
fluidità e naturalezza in ogni traccia. Portera riesce a creare una sorta di magia sonora, ora fatata ora stregata, con abilità ma soprattutto con partecipazione espressiva.
Tutti i brani del progetto Filippo Portera with string, tranne il dodicesimo, il nuovo Sei personaggi, fanno parte di un audiolibro particolare intitolato Metamorfosi, pubblicato dalla Casa Editrice Aracne, dopo quattro anni di lavoro intenso, di scoperta e di continua meraviglia, con più di sei ore di musica registrata. L’audiolibro
consta di sedici racconti con musiche originali, che Portera ha chiamato ‘imagofonie’, tratti dai quindici libri delle Metamorfosi di Ovidio.
Il progetto with string, nasce dall’idea di ripubblicare tutti i brani con orchestra d’archi, per ampliarne le possibilità sonore. Il metodo compositivo è libero, senza indicazione di tonalità in chiave e pure il tempo è spesso libero, non vi sono riferimenti teorici coercitivi, anzi, è una musica senza confini, che vuole superare
ogni metodologia sistematica per evocare illimitati spazi di creatività. Portera dice che ad un primo ascolto sembra che i canoni tradizionali di composizione siano tutti rispettati, in realtà dentro ogni suono c’è tanto lavoro di sperimentazione e ricerca sull’improvvisazione, sia jazz che di musica cosiddetta contemporanea.
I riferimenti apparenti e indiretti alla musica del passato e a certi stilemi jazzistici consolidati sono un funzionale appiglio percettivo, un valido aiuto all’ascolto, il quale, se fatto con attenzione e in profondità, scoprirà un secondo piano interpretativo che è appunto quello della ricerca.
Un suono sferico avvolge l’ascoltatore, ricco di melodie, di vibrante espressività, intenso nel suo rapporto con la vita, un suono che evoca un percorso esistenziale autentico.






