Capo D’Orlando-Naso —Questo è l’ultimo viaggio che fa la prima edizione di questo libro. C’è chi fa 3-4 libri all’anno come se fosse un fast food di parole, c’è chi pubblica un libro abbandonandolo subito dopo, dimenticandolo, tanto per dire di averlo fatto. Sono quei libri fatti per il proprio ego che non leggerebbe neanche chi li scrive. Quando ho scritto questo libro io pensavo a un viaggio, come il primo libro, a un progetto, volevo che parlasse, che non rimanesse lettera morta che finisce nello scantinato. Altrimenti che senso ha?
Più di 70 presentazioni in tutta Italia: circoli, biblioteche, librerie, al Senato, festival, ha vinto premi. Ma il bello è che migliaia di persone si sono innamorate di questa storia: i protagonisti vengono chiamati “Colapesce” ormai anche dagli amici, una nave è stata battezzata così in onore del libro, un ragazzo l’ha inserito nella sua tesi all’Università di Oslo, un amico ne sta facendo un’opera teatrale c’è chi vorrebbe trarne spunto per un documentario, c’è chi ha creato il giardino di Colapesce. Il viaggio ha portato poi ad altre mille idee, altre mille storie, altre mille persone. Soprattutto ha portato ad una associazione appena nata Associazione “Aiutiamo Colapesce APS”che già conta tanti sostenitori, ha fatto innamorare i componenti di Fondazione Sicana che finanzieranno il progetto delle “giornate di Colapesce” nelle scuole siciliane. Dal punto di vista giornalistico ha portato ad almeno 10 interrogazioni parlamentari, a una indagine. Questo è per me il senso di un libro: scrivere una storia per poi cambiarla. Questo è l’ultimo viaggio, sì ma solo perché a breve avverrà la ristampa.

