(di Rita Capodicasa)-Aspettavo che qualcuno, chissà, si ricordasse di un Anniversario importante, reputo, per la nostra città ma ancora tutto tace: niente eventi, celebrazioni o semplici citazioni di qualsiasi genere.
Oggi ricorrono i 110 anni dalla nascita di Michele Lizzi e al momento non è stata approvata nessun tipo di proposta, pur avanzata agli enti competenti, per omaggiare la figura di colui che si può considerare il più importante musicista della storia di Agrigento: oggi si doveva eseguire il suo poema sinfonico Settembre in Val d’Akragas, ma nulla di fatto.
Nella lettera d’ incarico dell’ Ente TEATRO MASSIMO DI PALERMO del 1964 al musicista agrigentino per la creazione dell’ opera “L’amore di Galatea”, insieme a quello che era considerato allora il maggiore poeta dell’isola ( cito) si legge la definizione : “Lizzi, il maggiore musicista siciliano “.
Lizzi nacque ad Agrigento il 5 settembre 1915 da una famiglia di artisti.
La casa natia, in cui visse per buona parte della sua infanzia e della sua giovinezza, si trovava lungo la strada che conduce alla Valle dei Templi; da una parte si intravedeva il mare, dall’altra le sagome degli splendidi templi greci.
Con queste forti radici familiari e immerso in questo singolare habitat naturale e culturale, Lizzi sviluppa subito una grande sensibilità per il bello, per l’armonia tra natura e spirito, per l’arte e per la musica.
Andò a studiare al Conservatorio Santa Cecilia di Roma con Mario Pilati e Tito Aprea e qui incontrerà Ildebrando Pizzetti, il quale, dopo aver visionato alcune composizioni di Michele, lo prese come discepolo in via del tutto eccezionale. Da Pizzetti Michele apprese il nuovo orientamento della musica lirica di impostazione neoclassica , con la ripresa dell’uso della polifonia e del recitativo.
Le sue tre opere liriche, ispirate al mito greco a alla sua terra d’Akragas, per meglio definirle “opere in musica in forma sperimentale”, furono commissionate dal Teatro Massimo di Palermo e poi date al Bellini di Catania e al San Carlo di Napoli: Pantea (1956), “L’amore di Galatea” su libretto di Quasimodo(1964), “La Sagra del Signore della nave “ (1971).
Fonte inesauribile d’ispirazione fu poi la sua Sicilia. Ancora fanciullo, si fermava, ad ascoltare il soffio lieve del vento tra le colonne dei templi vetusti.
Si rivolse anche al mondo della poesia con opere da camera ispirate alle liriche di Cavalcanti, Dante, Petrarca, Pontano, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Diego Valeri e tanto altro…

