di Paolo Cilona
Nessuna iniziativa per ricordare la frana che colpi Agrigento la mattina del 19 luglio 1966. Sono trascorsi 59 anni da quella tragedia che interessò duramente diversi quartieri del centro storico. La frana ancora oggi costituisce un monito sulle conseguenze di una pianificazione urbanistica irresponsabile portata avanti dalle amministrazioni comunali. Gli uomini, in Agrigento, hanno errato, fortemente e pervicacemente, sotto il profilo della condotta amministrativa e delle prestazioni tecniche, nella veste di responsabili della cosa pubblica e come privati operatori. Il danno di questa condotta, intessuta di colpe coscientemente volute, di atti di prevaricazione compiuti e subiti, di arrogante esercizio del potere discrezionale, di spregio della condotta democratica, è incalcolabile per la città di Agrigento. Con l’attuazione dei decreti Gui e Mancini si ebbe la consapevolezza di tutelare il più grande patrimonio archeologico del Mediterraneo. Eppure oggi si continua a perseguire il cattivo esempio degli amministratori del passato come l’aggressione alla Villa del Sole e la pianificazione della Timpa dei Palombi. Il lupo perde il pelo ma non il vizio di aggredire vecchie e nuove aree. La frana non è più un monito per gli amministratori ma solo uno storico ricordo. Eppure la frana ci ha insegnato l’importanza di rispettare le leggi per costruire un futuro diverso da quello tracciato dall’attuale amministrazione.