Ambiente- Microalghe, biocarburanti e bonifiche ambientali: la Sicilia può guidare la rivoluzione delle biotecnologie vegetali
Catturare anidride carbonica con le microalghe, ripulire i reflui da farmaci e produrre carburanti verdi, e ancora usare funghi per rigenerare i suoli, sviluppare alimenti funzionali per prevenire malattie croniche: non è fantascienza, ma il cuore di un nuovo approccio biotecnologico emerso dal confronto tra esperti e studiosi a Palermo.
L’occasione è stata la seconda edizione dell’evento formativo “Valorizzazione delle biotecnologie vegetali per un futuro sostenibile della produzione agroalimentare siciliana”, organizzato dall’Ordine dei Biologi della Sicilia, ancora una volta con il sostegno dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea.
Oltre alla teoria, si è discusso di opportunità concrete: costruire impianti per la bioraffinazione, sviluppare filiere agroalimentari regionali sostenute da bandi pubblici, collaborare con industrie del territorio. E la Sicilia, grazie al suo patrimonio ambientale e umano, può giocare un ruolo chiave nel guidare questa trasformazione.
“Abbiamo coinvolto i massimi studiosi degli atenei siciliani, insiema a ricercatori di chiara fama, allo scopo di ragionare concretamente su un modo per rendere le biotecnologie utili alla scienza, ma anche alla vita quotidiana di tutti – spiega Alessandro Pitruzzella, presidente dell’Ordine dei biologi di Sicilia- Le istituzioni ci sono state vicine nel corso di queste giornate di studio, e ora ci auguriamo che questa collaborazione prosegua e metta la Sicilia e i suoi studiosi alla guida di questa rivoluzione verde”.
La strada da percorrere è chiara: la Sicilia, con la sua vocazione agricola e le sue risorse naturali, può diventare un laboratorio permanente per innovazioni sostenibili. Investire in impianti di bioraffineria, finanziare startup e favorire collaborazioni con l’industria farmaceutica e agroalimentare significa creare occupazione, filiere locali e ridurre l’impatto ambientale.
Patrizia Paesano