Gio. Lug 10th, 2025

Sanità pubblica ad Agrigento: la CGIL denuncia l’ennesima beffa alla cittadinanza.

Alfonso Buscemi
Segretario Generale CGIL Agrigento

Sanità pubblica ad Agrigento: l’ennesima beffa alla cittadinanza. La CGIL denuncia l’irresponsabilità della politica e della dirigenza sanitaria.

La CGIL di Agrigento esprime forte indignazione per quanto sta accadendo in queste ore sul fronte della sanità pubblica. Apprendiamo infatti, ancora una volta a mezzo stampa e nel corso di dichiarazioni rilasciate in conferenza dai dirigenti regionali, dell’esistenza di una nuova proposta di rete ospedaliera per la provincia di Agrigento. Una proposta che non è mai stata oggetto di confronto nei tavoli istituzionali preposti, né condivisa con i rappresentanti dei lavoratori e delle comunità.

Siamo dispiaciuti, ma anche profondamente preoccupati, che la politica e la dirigenza sanitaria continuino a ignorare la drammaticità della situazione: la sanità pubblica, così come l’abbiamo conosciuta dal 1978 in avanti grazie alla legge n.833 voluta da Tina Anselmi, non esiste più. È ormai evidente che si sta smantellando un modello universalistico di cura per lasciare spazio a una sanità sempre più privatizzata e diseguale.

Assistiamo, in modo ormai grottesco, al balletto sterile dei numeri: due posti letto in più qui, due in meno lì, come se si stesse giocando con caselle su una mappa e non con i bisogni reali delle persone.
Ma nessuno spiega come queste modifiche si integrino concretamente con i progetti finanziati dal PNRR. Dove sono le connessioni tra la rete ospedaliera e le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità, le Centrali Operative Territoriali previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Che senso ha ridefinire la geografia sanitaria senza chiarire come si intendano utilizzare le risorse straordinarie già previste? Chiediamo con forza: come si intende potenziare la medicina territoriale e il ruolo dei medici di famiglia, ormai ridotti all’osso, tanto da non riuscire più a garantire visite e assistenza ai cittadini?

La mancanza di presidi territoriali, ambulatori e medici di base sta congestionando i Pronto Soccorso, diventati ormai l’unico baluardo per migliaia di persone che non trovano risposta altrove. È qui che si consuma il paradosso: operatori sanitari allo stremo, malpagati rispetto al privato che offre il doppio degli stipendi, vengono aggrediti da cittadini disperati.

Chi protegge chi ogni giorno tiene in piedi, con spirito di sacrificio e dedizione, una struttura ormai al collasso?
I Pronto Soccorso si stanno svuotando: medici e infermieri fuggono, lasciati soli, senza tutele, in balia di turni massacranti e della rabbia, comprensibile ma mal indirizzata, dell’utenza.

È ora che la politica – a ogni livello – si assuma la responsabilità del disastro e venga a confrontarsi seriamente, non con annunci a microfoni accesi, ma con le parti sociali e con la realtà che ogni giorno si vive nei presidi ospedalieri di questa provincia. La CGIL non resterà a guardare e mette in campo ogni strumento utile per difendere il diritto alla salute di tutti i cittadini e la dignità di chi lavora nel servizio sanitario pubblico.

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