OltreCapitale è iniziato come approdo al quartiere più ferito della città: il Ràbato. E con il Rabatoff la meravigliosa Piazza Santa Croce si è trasformata e ha mostrato la sua vera natura: da area rimossa a luogo di creatività e comunità, uno spazio vivo di incontro, cultura, immaginazione che respira e vive.
Il collettivo di OltreCapitale, sapendo dell’amore che ho per questo quartiere con le molte iniziative che vi ho realizzato, mi ha coinvolto per riproporre alcune parti di uno spettacolo che avevo scritto e diretto tre anni fa con molto successo, il “Mal di Rabato”. Ciò che era accaduto si è ripetuto, in un nuovo incanto: grazie a chi ci ha creduto, a chi ha donato la propria arte e a chi ha camminato tra queste fratture con rispetto e stupore. Ila Arthea ha interpretato con il talento che le è proprio il testo che avevo scritto, e con me ha condotto una passeggiata tra i luoghi di un disastro malinconico e irrimediabilmente bello.
Spero di tornarci ancora al Rabato, riproponendo il format con alcune ulteriori connessioni (e ammetto che ci sto lavorando, anche per le richieste che mi sono giunte), e intanto ringrazio Agnese Canicattì per il suo straordinario lavoro di teatro-danza, gli organizzatori Antonio Russello, Lorena Caruana e Nadya Hope perché, come loro stessi hanno scritto, “è solo riconoscendo le ferite, che possiamo iniziare davvero a rigenerarle. RàbatOff è solo un inizio. Ma è un inizio che ha già lasciato il segno.” Grazie al parroco, don Gelo, e agli amici della Confraternita dell’Addolorata. Abbiamo lavorato gratis, e felici.






