Il presunto spionaggio ai danni di giornalisti tramite il software Paragon e la decisione del governo di declassare il Teatro La Pergola di Firenze. Entrambi i casi sono stati oggetto di un duro attacco da parte del leader di Italia Viva, che ha puntato il dito contro quello che definisce un vero e proprio degrado democratico e culturale.
Durante la trasmissione Otto e mezzo su La7, Renzi ha affermato: “Sono contro il decreto Sicurezza ma la vicenda dello spionaggio è molto più grave. Mi sorprende che ci sia più attenzione sul primo, c’è timidezza da parte di giornali e politica sul caso Paragon”. Il leader Iv ha poi aggiunto: “Non voglio fare la classifica di cosa sia più grave ma se spiano un giornalista, a un semplice cittadino cosa possono fare?”
Caso Paragon: spiare i giornalisti è un attacco alla democrazia
Renzi ha chiarito che, secondo lui, il governo è coinvolto direttamente: “È certo che Alfredo Mantovano ha acquistato il software da Paragon. D’Agostino, Cancellato e altri sono stati intercettati. Paragon ha poi cancellato i contratti col governo italiano. A fronte di questo, spero che i Servizi segreti abbiano fatto il loro lavoro”. Il tono è allarmato: “Che politica e giornalisti litighino è normale, ma che la politica entri nel telefono dei giornalisti succede solo nei Paesi dove non c’è democrazia”.
Teatro La Pergola: l’attacco alla cultura italiana
Le critiche non si fermano qui. Sul fronte culturale,Matteo Renzi ha commentato con sarcasmo e rabbia la decisione del ministro della Cultura Alessandro Giuli di declassare il teatro La Pergola: “Giuli sta alla Cultura come Erode all’infanzia. È il Ministro dell’ignoranza. Hanno declassato il teatro della Pergola: lo hanno fatto contro Massini e contro la sindaca Funaro. Attaccate chi volete, ma quel teatro è un’istituzione, perché bisogna essere così ignoranti?”
In un post su X,Matteo Renzi ha rincarato la dose: “È sconvolgente il silenzio di tanti giornalisti e politici sullo spionaggio legato a Paragon, anche dopo l’attacco a una testata irriverente e critica come Dagospia. Il Governo Meloni è responsabile di uno dei più clamorosi scandali della storia repubblicana. […] Lo faccio per difendere la credibilità delle istituzioni democratiche”. (Christian Di Benedetto)