di Salvatore Pezzino
Nel salone di Casa Sanfilippo si è presentato il libro di Gaetano Allotta “ Portolani, caricatori e porti del litorale agrigentino”. Interventi di Roberto Sciarratta direttore del ParcoArcheologico, Calogero Brunetto presidente della SASP,Giuseppe Termini commissario della C.C.I.A.A. di Agrigento, moderatrice la giornalista Giovanna Neri. Relatore Salvatore Pezzino di cui pubblichiamo la relazione.
Il libro di Gaetano Allotta, “Portolani, caricatori e porti del litorale agrigentino”,
è un viaggio affascinante nel cuore della storia marittima della costa meridionale della Sicilia. Attraverso le sue pagine, l’autore ci guida alla scoperta dei portolani, antiche carte nautiche che testimoniano l’importanza della navigazione e delle rotte marittime fin dai tempi antichi. E interessante vedere come questi strumenti abbiano facilitato gli scambi commerciali, contribuendo a plasmare la cultura e l’economia del litorale agrigentino.
Gaetano Allotta riesce a unire con maestria la storia, l’economia e la cultura, offrendo al lettore un quadro completo di un patrimonio che, pur essendo radicato nel passato, continua a essere vivo e vitale. E un libro che non solo informa, ma anche emoziona, facendo riscoprire l’importanza del mare e delle sue vie di comunicazione per il territorio agrigentino.
La pubblicazione, editata ormai 25 anni fa, rappresenta ancora oggi un documento di grande valore per comprendere l’evoluzione economica e logistica della costa meridionale della Sicilia. Essa si concentra su un settore deireconomia locale che, per secoli, ha avuto un ruolo vitale nella vita quotidiana e nei commerci del territorio, tracciando un quadro preciso delle infrastrutture portuali, delle rotte marittime e delle dinamiche commerciali che hanno interessato l’area.
Del resto, fin dall’età classica, il litorale agrigentino ha costituito un punto nevralgico nei traffici del Mediterraneo. I porti naturali e artificiali della zona — da Porto Empedocle a Licata, passando per Sciacca e altri approdi minori — furono utilizzati per l’esportazione di grano, zolfo, vino, olio e altri prodotti delPagricoltura e dell’industria estrattiva siciliana. Nel corso del XIX secolo, con l’espansione del commercio dello zolfo, Porto Empedocle divenne uno degli scali più attivi dell’isola, con un traffico annuo che superava, in certi periodi, le 300.000 tonnellate di merce. Il POT prevedeva anche di mettere a “sistema” le attività e la progettualità relativa alla nautica da diporto e delle attività legate al mondo della pesca, offrendo anche per questi settori una visione di “sistema integrato” per creare
offerte di servizi sostenuti da una progettualità di alto profilo, non conflittuale o interferente tra le singole iniziative previste nei vari porti.
Oggi l’ASPO non c’è più ma i porti dell’agrigentino, rappresentano ancora un elemento strategico di grande rilevanza per lo sviluppo economico e logistico della Sicilia e del Mediterraneo. Situati in una posizione geografica privilegiata, si affacciano sul Canale di Sicilia, offrendo accesso diretto alle rotte marittime che collegano l’Europa, l’Africa e l’Asia.
Le potenzialità di questi porti sono molteplici e si estendono su diversi fronti: Il porto di Porto Empedocle, in particolare, potrebbe fungere da punto di transito e smistamento di merci tra il Nord Africa e l’Europa, grazie alla sua posizione strategica.
La presenza di infrastrutture moderne e di aree di stoccaggio permetterebbe di gestire grandi volumi di merci, favorendo il commercio intemazionale. Inoltre, il porto è un importante punto di partenza e arrivo per i collegamenti con le isole minori e con altre destinazioni nel Mediterraneo. Questo favorisce il turismo, che rappresenta una delle principali risorse della regione, e sostiene le attività economiche legate all’accoglienza e all’ospitalità.
Le attività di pesca tradizionale e commerciale sono radicate nel territorio, e il porto fornisce le infrastrutture necessarie per supportare queste attività, contribuendo alla sostenibilità economica e sociale della comunità locale.
Con investimenti mirati, i porti agrigentini possono diventare centri di eccellenza per il trasporto marittimo sostenibile, integrando tecnologie innovative e pratiche ecocompatibili, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo un modello di sviluppo più responsabile.
Grazie alla sua posizione, il sistema portuale agrigentino può rafforzare le rotte commerciali e di trasporto tra l’Europa e le regioni del Nord Africa e del Medio Oriente, favorendo scambi culturali ed economici e contribuendo alla crescita della regione. Questo permetterebbe di consolidare il ruolo della Sicilia come snodo cruciale nel Mediterraneo, favorendo crescita economica, occupazione e sostenibilità ambientale. L’ Azienda ha elaborato, come richiede l’articolo 14 della legge 84 del 1994, in circa un anno di lavoro, il POT (Piano Operativo Triennale) che è il piano strategico dell’ASPO, che contiene le indicazioni dei progetti di sviluppo delle attività portuali e gli interventi infrastrutturali, necessari allo sviluppo delle nuove attività portuali.
Il POT è stato elaborato sulla base di un approfondito studio delle potenzialità dei porti, in relazione ai nuovi scenari che caratterizzeranno nei prossimi anni, il mondo dei trasporti marittimi e terrestri ed al ruolo che sarà chiamata a svolgere la Sicilia, che sarà quello di piattaforma logistica posta al centro del Mediterraneo.
La linea strategica su cui si è stato concepito il POT è stata quella di considerare che, l’insieme dei porti della provincia di Agrigento viene inteso come un unico “Sistema Portuale”, in cui ogni porto assume proprie caratteristiche commerciali, in funzione del ruolo che il mondo produttivo locale e sub-regionale attribuisce al singolo porto.
“Concepire l’insieme dei porti come un unico Sistema Portuale integrato, rappresenta il punto di forza nei confronti degli altri porti concorrenti, garantisce alla portualità agrigentina uno sviluppo equilibrato, consentendo di affrontare attività molteplici in grande sinergia, tra le diverse funzioni che svilupperanno i singoli porti”.
Le proposte strategiche ed infrastrutturali contenute nel POT sono state recepite dal Ministero delle Infrastrutture, che ha inserito il porto nazionale di Porto Empedocle fra i porti da finanziare con le leggi relative alla portualità e la Regione Sicilia ha modificato il proprio piano dei trasporti, inserendo Porto Empedocle, come porto cardine nel Sistema Portuale del Canale di Sicilia, basato su Trapani e appunto Porto Empedocle.
Il Sistema Portuale Sud Sicilia agganciato ormai al Sistema Portuale del Canale di Sicilia, “trascina” nel sistema regionale tutti i porti della provincia di Agrigento.
Il Sistema, organizzato in questo modo, garantisce di non attribuire ai singoli porti ruoli concorrenti, di assicurare di conseguenza processi di crescita graduali ed armonici, di sviluppare servizi di alto contenuto tecnologico per la logistica e i trasporti su gomma e su mare, in arrivo e partenza dai porti agrigentini. I “caricatori”, ossia le aree doganali e commerciali adibite al carico delle merci, erano parte integrante di un sistema portuale diffuso e flessibile, capace di adattarsi alle esigenze del mercato e alle condizioni geografiche locali. La pubblicazione analizza nel dettaglio anche i “portolani”, i documenti nautici che offrivano indicazioni preziose ai navigatori, testimoniando l’importanza strategica di questo tratto di costa non solo per l’economia siciliana, ma per l’intero bacino mediterraneo.
Nonostante i profondi cambiamenti dell’economia globale, molti dei temi affrontati nella pubblicazione restano attuali. La posizione geografica del litorale agrigentino, infatti, continua a rappresentare un punto di forza, oggi più che mai, in un contesto di rilancio delle rotte commerciali marittime e di investimenti nella logistica e nella portualità. Le infrastrutture esistenti, pur necessitando in alcuni casi di modernizzazione, offrono ancora un potenziale significativo per lo sviluppo del turismo nautico, del cabotaggio e della movimentazione merci.
In questo senso, il volume non è solo una preziosa testimonianza storica, ma anche uno strumento di riflessione sulle possibilità di rilancio economico del territorio, alla luce delle nuove sfide legate alla sostenibilità, alla digitalizzazione e alla cooperazione euromediterranea.
Perché, allora la Camera ha editato questo interessante testo, non solo perché si occupa di materia attinente alla missione dell’ente camerale ma anche in considerazione dell’importanza che a questo ambito veniva allora dedicata, addirittura dando vita ad una specifica azienda speciale per occuparsi di queste strategiche infrastrutture.
La Camera di Commercio di Agrigento, infatti, attenta da sempre ad innescare processi di sviluppo locale, ha costituito l’ASPO, una azienda speciale camerale per i porti, con lo scopo di promuovere politiche di sviluppo per i porti della provincia.
La legge 84 del 1994, che ha istituito le autorità portuali, riconosceva, infatti, alle aziende speciali per i porti delle Camere di commercio i ruoli di programmazione, di coordinamento e di promozione delle attività portuali, equiparandole per queste funzioni alle autorità portuali.
La Camera di Commercio di Agrigento ha avviato nel corso del 2003 l’attività operativa dell’Azienda Speciale dei Porti, allo scopo di rilanciare le attività economiche della portualità agrigentina. In conclusione, il volume di Gaetano Allotta non si limita a tracciare un profilo storico e tecnico dei porti della provincia di Agrigento, ma ne rivela il potenziale spesso inespresso aH’intemo delle dinamiche economiche e geopolitiche del Mediterraneo. I porti di Sciacca, Porto Empedocle, Licata e gli altri approdi minori, se opportunamente valorizzati e integrati in una visione sistemica, come prevedeva l’ASPO; possono costituire un tassello fondamentale nel quadro più ampio del Piano Mattei per l’Africa, rilanciato dal governo italiano come strategia di cooperazione e sviluppo sostenibile tra Europa e Sud globale.
La loro posizione geografica privilegiata, nel cuore del Mediterraneo, li pone infatti come ponti naturali tra le coste del Nord Africa e le regioni dell’Italia meridionale. In quest’ottica, Allotta ci invita a ripensare i porti non come periferie trascurate, ma come infrastrutture chiave per una nuova stagione di dialogo, scambio e investimento, in cui la Sicilia – e la provincia di Agrigento in particolare – potrebbe ritrovare un ruolo centrale nel disegno strategico euroafricano.
In questo senso, il libro si configura dunque come un contributo prezioso non solo per studiosi e addetti ai lavori, ma anche per decisori pubblici e comunità locali chiamati a riscoprire – con visione e coraggio – il valore economico, culturale e politico del territorio.














