Lo scrittore e giornalista agrigentino Matteo Collura, il 3 giugno presso il Museo Salinas di Palermo offrirà una rilettura laica de I promessi sposi, con riferimenti alla vita del Manzoni che certamente influirono sul contenuto del romanzo.
Non è per caso che quattro dei libri di Collura (Eventi/ L’isola senza ponte, Sicilia la fabbrica del mito, La badante) si aprono con una epigrafe tratta da scritti di Manzoni. A significare come l’autore dei Promessi sposi sia per lui una delle bussole letterarie e non solo. Così come Manzoni lo fu per Leonardo Sciascia di cui Collura è il massimo biografo. Tra l’alto Collura ha immaginato e scritto una “conversazione impossibile” tra Manzoni e Sciascia, che fu rappresentata in prima mondiale al Teatro Greco di Taormina e poi in giro per l’Italia, lui nelle vesti di Pirandello, Fabrizio Catalano, nipote di Sciascia, in quelle di suo nonno.
“Manzoni è uno scrittore che ha molta attenzione per il paesaggio, precisa Collura che in passato ha coltivato la passione per la pittura– e rileva anche come a oltre centocinquanta anni dalla sua scomparsa, il romanzo del grande scrittore lombardo continui a essere lo specchio dell’Italia di allora e di oggi. “Tolta la polvere dal suo monumento, ecco apparire il poeta, la cui vicenda umana fu un accavallarsi di lutti atroci e di tragedie che oggi appartengono a un passato per noi distantissimo e che ai tempi suoi sembravano ancora nascere da un Dio offeso e terribile. Ma è nel gioco delle identità che bisogna maggiormente indagare per cogliere il senso di una delle opere letterarie più importanti dell’Ottocento europeo. L’identità dei suoi personaggi e – con tutto il rispetto – del suo autore”.
