di Paolo Cilona
İeri abbiamo pubblicato le ultime volontà del nostro Luigi Pirandello, mentre oggi la nostra attenzione è riservata allo scrittore catanese Giovanni Verga nato 1840 e morto nel 1922, la cui produzione letteraria fu ricca e varia spaziando dai romanzi storico-patriottici alla narrativa verista. Le opere più significative sono la raccolta di novelle : “Vita dei campi” e “Novelle rusticane” e soprattutto i due romanzi “İ Malavoglia” e “Mastro Don Gesualdo”. Ed ecco il suo testamento ovvero le sue ultime volontà: ” Col presente testamento olografo da me scritto datato e sottoscritto dispongo dei miei beni nel modo seguente. İstituisco erede universale mio nipote Giovanni Verga figlio del fu mio fratello Pietro.
Lego a mia sorella Teresa Verga maritata Felice una rendita annua vitalizia di lire milleduecento l’anno da pagarsi dal mio erede a rate mensili da lire cento l’una iniziando il pagamento della prima rata un mese dopo la mia morte.
Questo legato di rendita vitalizia annua intendo farlo a titolo di alimenti ed avvalendomi della facoltà concessa dall’art. 1800 codice civile dispongo che non sia alienabile, né cedibile, né sequestrabile.Revoco ed annullo qualunque altra mia precedente disposizione testamentaria. Fatto in Catania, li diciannove maggio millenovecento tredici. Giovanni Verga.
Questo atto risale a 112 anni addietro. Tra Pirandello e Verga c’è una profonda differenza. İl primo esalta la spiritualità tra l’essere ed apparire, mentre Verga ha seguito di contro il valore materiale della “Roba” da trasmettere agli aventi diritto del suo nucleo familiare. Domani ci soffermeremo sul testamento del Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda.