Dom. Mag 4th, 2025

Capitale della Cultura: disfunzioni, errori e continue criticità

di Enzo Abate

Giorni fa si è svolta nel foyer nel Teatro Pirandello la conferenza stampa sui progetti che prossimamente verranno realizzati ad Agrigento nell’ambito del programma di Capitale della Cultura.  E’ stata una conferenza stampa anche con qualche momento di attrito e  imbarazzo da parte della Presidente Cucinotta, quando un giornalista molto attento sulla vicenda agrigentina (se non sbaglio di una testata nazionale), con un collega armato di telecamera professionale che riprendeva, ha rivolto due domande molto significative, alla quale ad una delle due in verità molti dei presenti sapevamo la risposta. 

La prima domanda è stata: come mai nello sviluppo dei tanti progetti facenti parte del dossier che ha fatto vincere Agrigento, poco o nulla è stato realizzato ?  La Presidente Cucinotta molto realisticamente ha risposto affermando che quando si è insediata  non ha trovato nulla sulla fase d’avanzamento della programmazione prevista.              Al che, il giornalista ha incalzato chiedendo chi fosse il responsabile di questo evidente e dannoso empasse.                     La non risposta della dott.ssa Cucinotta è stata : e di chi doveva essere ?  Glissando con qualche smorfia di imbarazzo e volgendo lo sguardo altrove.

Già, di chi doveva essere ?  Era, ed è stato di colui che sino ad allora aveva preso in mano insieme all’ex direttore Albergoni non solo di gestire la programmazione prevista ma che aveva anche espresso un suo personale diktat su quei pochissimi gruppi locali (non oltre 7, di cui due ad una stessa ditta) con a mio parere una forte appartenenza ad una parte politica ben individuabile e che quindi dovevano essere inseriti in quei quaranta e più progetti di Agrigento  Capitale della Cultura.  Ovvero il sindaco Miccichè. Colui che prima ha inopinatamente dimenticato (uso un eufemismo) l’ex Presidente dell’ECUA il dott. Mangiacavallo che era stato l’anima del progetto Capitale della Cultura e successivamente l’ex Presidente della Fondazione Prof. Giacomo Minio, svilendo l’anima, l’essenza e di fatto la successiva programmazione non solo dei progetti, ma i prestigiosissimi rapporti interlocutori con sponsor nazionali e internazionali quasi tutti concretizzati che Mangiacavallo e Minio erano riusciti a tessere e a interessarli al progetto di Agrigento Capitale della Cultura. Ecco perché è stata persa un’occasione unica e d’oro per la rinascita di questa città.                                                                                                                                   Per mia forma mentis e deontologia professionale ho sempre sostenuto che nella vita e nel lavoro in particolare è giusto riconoscere pubblicamente i meriti a chi ne ha diritto e dare altrettanto le responsabilità in modo pubblico a chi commette delle gravi inefficienze. Ancor più se in quest’ultimo caso si incorre a un evidente danno a carico della collettività.

Il Presidente Schifani a gennaio subito dopo l’inaugurazione di Capitale della Cultura alla presenza del Capo dello Stato ben comprese cosa era successo sino ad allora e qual era lo stato di fatto di Agrigento Capitale della Cultura, decidendo conseguentemente dall’oggi al domani di esautorare il sindaco dagli incarichi organizzativi del prestigioso evento e creando una cabina di regia sulla programmazione da Palermo. In altre parole l’evento Agrigento Capitale Italiana della Cultura, diventa cosa palermitana, celebrando un ulteriore fallimento del sindaco Miccichè da aggiungere a quelli precedenti .            

In tutto questo panorama di responsabilità spesso  a scarica barile, credo che anche l’ex Direttore Generale Albergoni  non è immune da scelte progettuali abbastanza discutibili, perché ritengo che si sia svilito il senso, l’essenza del significato di Capitale della Cultura.

La linea progettuale e le azioni che dovevano perseguire il titolo di Capitale Italiana della Cultura, sono state chiaramente indicate, nel 2014 in occasione della relazione di presentazione esposta dall’On Dario Franceschini, Ministro che aveva istituito e sostenuto il progetto.

Essere Capitale della Cultura Italiana, significa presentare, a tutta l’Italia e a coloro che dall’estero vengono in Italia e a visitare la città eletta Capitale della Cultura Italiana, l’arte, le bellezze artistiche, monumentali, archeologiche, le eccellenze eno-gastronomiche, la cultura, le tradizioni, e tutto quello che la città designata e il suo territorio offrono, organizzando eventi di rilievo, valorizzando ogni forma d’arte e cultura di quel territorio. Iniziative ed eventi seppure programmati e integrati con prestigiosi progetti di rilevanza internazionale, ma che abbiano sempre attinenza e correlazione con le realtà culturali della città eletta in quell’anno. Così come hanno fatto in passato Matera, Cagliari, Lecce, Procida, Palermo ecc. 

Ad Agrigento tutto questo non è stato fatto, in quanto agli operatori culturali locale non è stato dato assolutamente lo spazio che avrebbero dovuto dare. Si è preferito finanziare progetti realizzabili solo sulla carta e per dare enfasi al progetto globale, ma di fatto con scarsissima concretezza. O come due progetti che due ditte austriache provenienti da Vienna ne beneficeranno per un importo complessivo di 375.400,00 €uro per dei concerti di musica contemporanea da realizzare nel centro storico e presso il Teatro dell’Efebo il cui ingresso è previsto a pagamento con un biglietto di 55,00 €uro.

Ora, seppure sembrerebbe, uso il condizionale in quanto non è certo, ma corre voce abbastanza ricorrente, che in merito a questo progetto potesse sussistere un conflitto di interesse da parte dell’ex direttore Albergoni, mi auguro che i previsti concerti di musica contemporanea, proprio per la particolare sonorità e tipologia melodica possa essere compresa dal pubblico che assisterà ai concerti, altrimenti sarà un ulteriore fallimento. Continua…            

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