Sab. Apr 19th, 2025

Sciascia, Bufalino, Consolo: tre presidenti del “Premio Racalmare”

di Zino Pecoraro

Scrittori che giudicano altri scrittori: è la singolare caratteristica del Premio Racalmare che si svolge a Racalmuto e che ha avuto il privilegio di avere avuto nel tempo come presidente della giuria Sciascia, Bufalino e poi Consolo. La disponibilità dei tre scrittori è stato il segno di una generosa intenzione di valorizzare o di fare conoscere alla collettività scrittori che, rispettivamente erano, poco noti o noti, di per sé stessi, ma non ancora esplicitamente intercettati dalla comunità dei leggenti di riferimento del Premio Racalmare. Alla inaugurazione della mostra fotografica ha fatto seguito una conferenza proposta da Gaspare Agnello, brillante organizzatore di tutta l’iniziativa, e da Zino Pecoraro che si è soffermato sulle caratteristiche generali dei tre scrittori siciliani. Il punto di partenza dell’intervento di Zino Pecoraro è stata la sottolineatura di una evidente fisionomia composita del quadro degli scrittori siciliani. Infatti, sostanziale è la differenza tra Sciascia, Bufalino e Consolo, presidenti del Racalmare, e, per esempio,  Stefano D’Arrigo, autore di un monumentale ed importante romanzo, “Horcynus Orca”. La Sicilia, pur nei limiti dei condizionamenti sociali, economici, che la fanno classificare come una terra arretrata rispetto alla sviluppo delle altre regioni, esprime, specie nella esperienza letteraria del Novecento, un panorama vasto, originale, plurimo che comprende tanti scrittori, poeti di rilevanza nazionale e anche internazionale. Se si percorre il cammino formativo e creativo di alcuni tra questi scrittori siciliani, ci si accorge che taluni, pur continuando a rimanere “di scoglio”, hanno saputo imprimere alla propria opera una intensa validità tematica e stilistica che spesso travolge la stessa dimensione regionale. Sciascia, Bufalino e Consolo, in fondo hanno profuso il loro impegno per tracciare per sé stessi una strada originale ed adatta alle prerogative del tempo in cui sono vissuti. Per Sciascia il rapporto con l’esperienza culturale della Francia e della Spagna è fondamentale, oltre della letteratura americana. Sciascia era un grande lettore e il frutto delle sue letture diventava linfa vitale per le sue opere. Inoltre, lo scrittore racalmutese godeva nelle sue svariate ispirazioni di un repertorio fondamentale che era la storia della Sicilia e dei Siciliani. Anche Consolo, scrittore “di mare” ha trovato nella storia della Sicilia e dei Siciliani una fonte notevole di riferimento per le sue opere significative, in particolare per “Il sorriso dell’ignoto marinaio”. La Sicilia di Consolo e di Sciascia è quella che narra la inaspettata  conclusione del Risorgimento, delle lotte contadine, delle occupazione delle terre, della speranza che la Resistenza aveva acceso nei cuori dei Siciliani e no. Poi, gli orizzonti rispettivi dei due scrittori si sono rivolti ad altre esperienze più importanti. Bufalino, al contrario dei due, è il più convinto nella scelta di essere scrittore “di scoglio”. Si è chiuso nella sua Cosimo e se “La diceria dell’untore” non fosse stata scoperta casualmente proprio da Sciascia e da Elvira Sellerio, sarebbe rimasto chiuso nel suo “scoglio”. Dall’orizzonte piccolo, ma soddisfacente, quasi materno, Bufalino è stato capace di spaziare tra vasti orizzonti, tra territori splendidi ed affascinanti, in mezzo a personaggi originali ed entusiasmanti: tutto ciò attraverso le pagine dei libri, che lui amava fisicamente e sensualmente. I libri che producono altri libri in quella borghesiana biblioteca universale che Bufalino amava tanto. Ora quale rapporto esiste tra Stefano D’Arrigo e i tre presidenti del premio Racalmare. D’Arrigo nella piena solitudine impiegò ben dieci anni per portare a termine il suo capolavoro “Horcynus orca”: dieci anni di solitudine e di operosità maniacale che escludevano naturaliter la sua partecipazione ad eventi pubblici e non prevedevano ufficiali prese di posizione su temi sociali o politici. Per Sciascia e Consolo la partecipazione alla vita pubblica, le prese di posizioni su argomenti sensibili del mondo politico erano frequenti e suscitavano talvolta aspre polemiche. Un po’ meno attivo nel contesto storico era stata Bufalino. Rimane per tutti e quattro la testimonianza forte di una concezione della letteratura come strumento di crescita della collettività, che poi, in fin dei conti, è l’orizzonte più esplicito del “fare letteratura”.

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